Come si diventa grassi e cosa si può fare per combattere il grasso in eccesso?

Diamo uno sguardo da vicino

Il grasso condiziona la nostra vita fin dalla nascita ed è necessario per poter vivere. La sua evoluzione nell’organismo è una diretta conseguenza del nostro modo di crescere, sviluppare, maturare e invecchiare.
Il grasso rappresenta il tessuto adiposo, un organo con funzioni meccaniche, termoisolanti e di riserva energetica. È formato da un numero di cellule definito che si chiamano ADIPOCITI che nel corso della vita possono trasformarsi aumentando o diminuendo di volume sotto l’influenza degli ormoni.

Ciascuno di noi ha il suo grasso corporeo determinato dal proprio metabolismo e la struttura corporea di ogni individuo è diversa perché diversi sono i rispettivi DNA. Cosi come è diversa la struttura del grasso tra uomo e donna: la donna ha una quantità maggiore di adipociti (e ti pareva!) per un nobile motivo: garantire maggiori riserve di energie per la buona riuscita di una gravidanza.

La scienza ha catalogato gli adipociti in 4 tipi diversi ognuno presente in una regione specifica del corpo umano:
• adipociti bianchi
• adipociti beige
• adipociti bruni
• adipociti rosa

Gli adipociti bianchi sono le cellule principali dell’organo adiposo, si trovano nel tessuto sottocutaneo e immagazzinano il grasso come riserva energetica. Sono la sede naturale dei grassi alimentari e grazie alla loro capacità di cambiare forma e volume (ipertrofia) possono accogliere una dose sempre maggiore di acidi grassi. Se aumentano di volume è perché stoccano una quantità eccessiva di grassi aumentando l’accumulo di massa grassa della persona e la variazione dell’immagine corporea.

Un aumento eccessivo delle loro dimensioni genera il meccanismo che conduce all’obesità. È questo tipo di grasso che da forma e le linee al nostro corpo e per questo motivo bisogna trattarlo con riguardo e rispetto.

Gli adipociti beige sono anch’essi localizzati principalmente nel tessuto adiposo sottocutaneo. La loro presenza contribuisce a svuotare il contenuto eccessivo di grassi degli adipociti bianchi riducendone la dimensione. Questo perché, in maniera ipersemplificata, gli adipociti beige sono un’evoluzione degli adipociti bianchi . L’evoluzione è dovuta alla produzione di uno specifico ormone (l’irisina) attraverso l’attività motoria. L’attività motoria attiva la termogenesi che permette di bruciare i grassi in eccesso grazie ai mitocondri, dei “chicchi” che si trovano sulla superficie dell’adipocita, considerati dei veri e propri forni bruciagrassi.

Gli adipociti bruni sono molto presenti nei bambini e meno degli adulti, specialmente in alcune aree del corpo ben specifiche come il collo, schiena e sopra i reni. La loro catalogazione, “bruno”, è da attribuire alla massiccia presenza di “chicchi” (mitocondri) sulla superficie di questo particolare tipo di adipocita. In termini assoluti la loro quantità è inferiore a quelli bianchi e decresce via via che avanziamo con l’età. La loro funzione è quella di produrre calore metabolico per mantenere costante la temperatura del corpo al variare delle condizioni esterne. Svolgono quindi il ruolo di termosifone naturale e sono uno specchietto importante che determina una buona funzione strutturale del corpo. Una riduzione della loro massa si manifesta con la sensazione di freddo tipicamente accusata da un individuo che avanza con l’età, segno di una decadenza strutturale di questa tipologia di adipocita.

Adipociti rosa

Questi adipociti sono una particolarità tutta femminile e si manifestano in un momento ben specifico della vita di una donna: la gravidanza. Si trovano infatti nelle ghiandole mammarie e sono una trasformazione temporanea degli adipociti bianchi durante la gestazione perché hanno l’unico compito di garantire l’alimentazione di un neonato. Gli adipociti bianchi lasciano spazio ad un particolare tipo di cellula (che vista al microscopio è rosa) che si espande per formare gli alveoli produttori di latte che permetteranno l’allattamento. Solo alla fine dell’allattamento gli alveoli gradualmente scompaiono per lasciare nuovamente spazio agli adipociti bianchi.

grasso

Come si diventa grassi?

Come ogni organo del corpo, anche il grasso, in caso di malfunzionamento, manifesta un disagio estetico e rappresenta un fattore di rischio per la salute metabolica ed immunitaria.

Quando ingeriamo un alimento che contiene una buona dose di acidi grassi questi vanno all’intestino; da esso vengono assorbiti e attraverso la via linfatica entrano nel sangue aumentando la lipemia (valore ematico che indica la quantità di grassi presenti in
quel dato momento). I grassi, quando entrano nel sangue sottoforma di trigliceridi, devono rimanerci per un periodo limitato e le nostre strutture biologiche lavorano per riequilibrare il sangue facendo si che i trigliceridi passino dal sangue nel tessuto adiposo sottocutaneo superficiale, soprattutto nei glutei e nelle cosce.
Quando il tessuto adiposo sottocutaneo superficiale non riesce più ad accogliere i grassi, questi si depositano nei tessuti più profondi. 

Ma come accorgersene?  Misurando la circonferenza addominale!

Quando aumenta la circonferenza addominale vuol dire che i grassi si stanno accumulando nel tessuto adiposo sottocutaneo profondo.
Via via i grassi in più si depositano sempre più in profondità: dapprima saturando il grasso presente nella cavità addominale che è in contatto diretto con le anse intestinali (grasso viscerale). Quando anch’esso si riempie il viaggio termina con la formazione del grasso ectopico ovvero del grasso che si accumula negli organi.

Da grasso visibile a grasso invisibile

Il grasso visibile altera le forme in zone anatomiche come addome, gluteo femorale, braccia e seno. Ed è il tipo di grasso di cui tutte ci preoccupiamo. Ma c’è anche un grasso invisibile, tanto silenzioso quanto dannoso che dal sangue si deposita negli organi, zone anatomiche non deputate a questo ruolo. Quando l’organismo umano risulta inquinato dagli acidi grassi introdotti con l’alimentazione giornaliera i grassi in eccesso si depositano nei muscoli, fegato, vasi sanguigni, cuore, midollo osseo e pancreas attivando cosi una serie di risposte infiammatorie sia a livello immunitario che metabolico.

MISURIAMOCI!

Perché misurarsi è importante? Perché ci permette di osservare il grasso in modo preciso. Ci si misura con delle specifiche valutazioni antropometriche che aiutano a comprenderne la presenza di un’eccesso o una carenza. Un numero superiore è da considerarsi un primo campanello d’allarme perché significa che c’è un aumento di grasso corporeo addominale con tutte le conseguenze che ne derivano.

Ricordati: Non è il peso della bilancia a dover scendere troppo velocemente! Se accade non stai dimagrendo ma stai togliendo acqua e consumando muscolo, invece quello che va attaccato è il grasso!!!!!

La bilancia è un’indicatore dell’ obesità e fa riferimento al peso in senso generico. L’adiposità è indicata dalla MASSA GRASSA: è importante conoscere quanto grasso ha una persona perché dimagrire significa perdere grasso, non muscolo, ossa o acqua.

Ma come si attacca il grasso in eccesso?

Capito il suo funzionamento, capito il perché è importante misurarlo, e compreso quando è importante trattarlo, vediamo con quali strumenti agire.

Il primo è certamente quello dell’alimentazione consapevole. Ogni volta che noi mangiamo il sangue cambia composizione in rapporto agli alimenti ingeriti. E nello scenario di un’alimentazione consapevole ci sono 3 valori protagonisti che devono fare la loro parte in maniera sinergica: la glicemia, l’insulina e la lipemia. Per questo aspetto le figure più adatte sono le nutrizioniste. Perché il cibo non è nemico ma al contrario è il PRINCIPALE MODULATORE DEL METABOLISMO CORPOREO. Troppe volte un corretto stile alimentare viene associato a privazione e demotivazione. Ma è vero il contrario e una brava professionista può guidarti in questo percorso rendendoti facili gli aggiustamenti necessari.

Il secondo è il movimento.
Ho scritto sopra che sono gli adipociti bruni e beige a svuotare l’eccesso di grassi negli adipociti bianchi. Possono svolgere quest’azione grazie ai chicchi mitocondri che però si attivano solo con il movimento. Quindi la massa magra deve essere sempre efficiente e attiva.

Ma come? Affiancando all’attività aerobica degli esercizi di resistenza. Nell’attività aerobica si attiva una maggiore ossigenazione che aiuta a bruciare letteralmente i grassi; negli esercizi di resistenza si potenzia la massa muscolare, si attivano i mitocondri e si incrementa il fabbisogno energetico.


Il terzo è la combinazione di trattamenti avanzati
L’estetica avanzata offre soluzioni interessanti che permettono di fare un lavoro importante nella lotta alla riduzione del grasso in eccesso in maniera naturale e non invasiva rispettando tutte le altre funzioni e strutture. Esiste un grasso buono che non da dolenza e un
grasso ingabbiato che da dolenza.
I trattamenti estetici lavorano in modo diverso su queste due tipologie di grasso: al primo danno una forma come fosse pongo, il secondo viene liberato dalla gabbia che lo circonda per permettergli di ricominciare a funzionare e a trasformarsi in grasso buono 

Come si lavora il grasso in estetica?

In sinergia con gli altri ambiti partendo da una corretta e accurata consulenza per individuare le tue necessità. Sono queste e non il sentito dire o l’ultima moda del momento a guidare la scelta dell’approccio più adatto alla tua unicità. L’efficacia del lavoro estetico e non invasivo è data da una combinazione di stimoli che vanno valutati ad personam sulla base di una serie di parametri che possono emergere in una fase di consulenza accurata.


I trattamenti specifici infatti sono in grado di smuovere letteralmente l’adipe. Ma anche fattori come circolazione, elasticità della pelle, nutrimento dei tessuti sono da prendere in considerazione.

A seconda della natura del tuo inestetismo (che sia accumulo adiposo, cellulite aggravata da un processo infiammatorio del grasso, ritenzione idrica) e della zona in cui è localizzato, esistono specifiche tecnologie o manualità adatte a trattarli. Nel farlo si deve necessariamente tenere conto anche di tanti altri aspetti per evitare un eccessivo svuotamento che ti lascia una pelle appesa. Per questo non esiste un lavoro standardizzato!
Ad esempio, una volta appurata la presenza di adipe in eccesso, potresti rimanere sorpresa del fatto che agire da subito direttamente in modo mirato potrebbe non rivelarsi una mossa vincente. Al netto di seguire uno stile alimentare adeguato e fare una buona attività fisica, il modo migliore per impostare il lavoro è assicurarsi che ci sia un’ottima risposta circolatoria e linfatica della persona.

Se questa manca si pregiudica una fase determinante che è quella di “drenaggio metabolico” ovvero la fase in cui si allontanano gli acidi grassi, fuoriusciti dagli adipociti bianchi, attraverso il sistema linfatico. Attraverso i suoi capillari più grandi rispetto a quelli sanguigni, il sistema linfatico filtra le sostanze di scarto “grandi” del nostro corpo (in questo caso i trigliceridi in eccesso fuoriusciti) e li elimina attraverso gli organi filtro (di questo ne ho ampiamente parlato nel numero 14 del beauty magazine).


Per renderti semplice il ragionamento ti faccio un esempio: pensa al nostro corpo come un acquario. Esistono i filtri che mantengono l’acqua pulita. Quando il nostro corpo non è in perfetto equilibrio l’acqua diventa torbida e se è carente di un buon sistema circolatorio e linfatico i filtri non riescono a fare in modo autonomo la pulizia. Quando succede ad un acquario che si fa? Si interviene per sistemare il processo e manualmente cambi l’acqua in modo progressivo fino a farla tornare pulita.

Ecco, i trattamenti iniziali sono il servizio di pronto intervento al netto poi di individuare le cause scatenanti e intervenire progressivamente anche su quelle. Un buon drenaggio è prerequisito fondamentale del dimagrimento e rimodellamento corporeo. Si tratta di una fase davvero molto soggettiva, non quantificabile ma ipotizzabile e monitorabile, attuabile con diverse opzioni sia manuali che con l’ausilio di tecnologie.
Al contempo bisogna lavorare su una componente di cui si sente parlare in relazione al viso ma poco quando riguarda il corpo: il COLLAGENE!
Sopra ho scritto di un grasso ingabbiato che al tatto da dolenza. Questo grasso (che al tatto è duro, segno che il
processo è datato) è ingabbiato dal collagene che si sta difendendo. Anziché fare da ponte e dare un’immagine di pelle compatta e liscia, il collagene tira letteralmente verso il basso, si irrigidisce fino a sclerotizzarsi e via via ingabbia le cellule di adipe che sono andate oltre il loro volume e che stanno facendo danni a tutto spiano.

Il grasso corporeo è un nemico solo se non sai come trattarlo e gestirlo. Le soluzioni migliori a volte sono le più semplici e la parola d’ordine che devi tenere a mente quando decidi di intraprendere un miglioramento che lo riguarda è GRADUALITA’ e affidarti alla squadra giusta volendo però ricoprire il ruolo di capitano!

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